lunedì 6 febbraio 2012

28 etapa 40 Km - Villa O'Higgins



Ieri ho incontrato un tedesco e un francese in bicicletta che provenivano dalla parte opposta.
Il tedesco tutto sudato all'inverosimile precede il francese di una decina di minuti.
Dice che a 40 km da dove siamo c'è una casa.
Ah bene, e si possono comprare generi alimentari?
Risponde che no, è una casa.
Ah, abitata?
No.
Mah. Forse era aperta e hanno dormito li. Vai a sapere.
Comunque mi accampo per caso poco prima di quella casa che forse è un rifugio.
Piove tutta notte e al mattino è ancora acqua.
Lessi di qualcuno che sotto la pioggia disse “meno male che l'uomo non è di zucchero”.
Sono impermeabilizzato da capo a caviglie, dopo un ora mi fermo sotto una pianta per sgranocchiare qualcosa. Quando muovo i piedi all'interno delle scarpe si sente s-cifete e s-ciafete.
Sembra che un sistema sosfisticato di canaline abbia convogliato nelle scarpe tutta l'acqua che non ho preso. Le ghette impermeabili sono nella borsa, asciutte, ormai inutile indossarle.
Incredibile! Arriva una moto e si ferma. E' sempre lei la svizzera in bmw.
Dice che mi trova ingrassato e ride. Le racconto di Leonel e nonno Elanio. Non hanno voluto soldi così ho pensato di lasciargli tutto il pacchetto di sigarette, molto gradite.
Mi offre una Lucky Strigt ma arrivato a metà fumata è spenta e zuppa.
La ripongo accuratamente nella borsa, la farò asciugare quando uscirà il sole.
I suoi compagni motociclisti la raggiungeranno dopo, si sono fermati a fare asciugare gli stivali sulla stufa.
A Villa O'Higgins hanno alloggiato all'Hostal “Il Mosco”.
Molto bello e pulito, con internet, gestori europei, uno spagnolo di Santiago de Compostela e una ragazza francese. Un po' caro ma si sta bene.
Mi racconta dello sfinimento del viaggio in Cargo partito da Amburgo.
Ha approdato a Londra, Francia, Portogallo, Costa d'Avorio, Paraguay, Brasile con arrivo a Buenos Aires. A capodanno erano in Paraguay.
Finchè si navigava ok ma quando si doveva attraccare in qualche porto non passava più.
La nave veniva tenuta in attesa ore e ore prima dell'ok dal porto e quando si mettevano i piedi a terra si era al porto mercantile distante chilometri dalla città.
Tra la trentina di passeggeri ha fatto amicizia con marito e moglie italiani.
Per il resto erano tedeschi anziani antipatici che si lamentavano di tutto e sempre.
Ognuno aveva la sua cuccetta con oblò e doveva pensare alla sua pulizia.
Si mangiava con l'equipaggio per lo più composto da asiatici. Il cibo non male e vario.
Stiamo grondando acqua non curanti quando veniamo raggiunti dai suoi amici.
Sono diretti a Nord e io a Sud.
Ci stringiamo le mani augurandoci “che ci vada bene” e l'ultimo sguardo è quello che sarà l'ultimo.
Villa O'Higgins è amore a prima vista. Il sole forte ne sarà complice.



Al Mosco trovo un alloggio, è caro ma non carissimo, "El Espanol" Jorge mi fa lo sconto, 35 euro anziché 50.
Noto che sta fumando una sigaretta fatta a mano.
“Dove hai preso il tabacco?”
Sorride e dice che se lo fa mandare dalla Spagna, però forse a El Chalten potrei trovarlo, hanno 2 marche una più cattiva dell'altra.
Quelloche fuma lui e anche il mio: “il Pueblo”
Lavo tutto il lavabile perchè il forte vento asciuga tutto in pochi minuti, anche le scarpe.



Acquisto i biglietti per i 2 ferri.
Il primo è a 7 km da lì e partirà alle 8.00. Il secondo ferry è a trenta chilometri di sentiero, il biglietto è aperto, senza data perchè il tempo per percorrerlo è molto variabile a seconda delle condizioni meteo e delle capacità personali.
Sono le 15.00, in un ristorante c'è gente e mi accomodo anch'io.
La lista non esiste oggi c'è pollo con patate e pomodori. Muy bien.
Vengo servito alle 17.00 così ne approffitto per scrivere e scolarmi 2 birre Crystal solo quando riesco a capire che si aprono senza cavatappi svitando il tappo.
Mitigo i fumi alcolici accompagnando la birra con grandi quantità di pane imburrato che provvedono tempestivamente a portare non appena finisce.
Giro tutto il pueblo, scatto qualche foto, faccio la spesa e torno a “El Mosco” a piantare la tenda per finta perchè asciughi.
La sala comune del Hostal è veramente confortevole. Tutta in legno con stufa accesa mi accomodo ad un tavolo e aggiorno il blog preparandomi caffè a raffica con biscotti uno dietro l'altro.
Lo spagnolo si siede al mio tavolo e mi guarda con aria di chi non sa come affrontare un argomento.
Lo hanno chiamato quelli del Barco. Il ferry non è confermato a causa del cattivo tempo previsto.
Domani mattina lo chiameranno alle 8 meno un quarto per dirgli se partirà o meno.
Ma io sette chilometri in bici in 15 minuti non so se riuscirò a farli, anzi non credo proprio.
Mi dice di non preoccuparmi, hanno la lista passeggeri, sanno che sono in bici e mi aspetteranno.
Te adoro Patagonia!
Finisco di aggiornare il blog quando tutti ormai dormono, preparo tutte le borse con il casco in testa dopo la seconda testata contro il soffitto mansardato, esco al vento a fumare una sigaretta storta e mi infilo a letto. Sono le 3.00, punto la sveglia alle 6.30 e spengo la luce.


1 commento:

  1. Mario, ho capito bene che hai dormito con il casco per non urtare la testa contro il soffitto? pietro

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